Cronache degli eventi gramsciani

IL PENSIERO GRAMSCIANO E IL CASO DEL BRASILE

Urbino, 16 e 17 maggio 2002

IL PENSIERO GRAMSCIANO E IL CASO DEL BRASILE

Di Alessandro Napoli

Gramsci, un uomo gracile, malaticcio, che però ha saputo dare al mondo un grandissimo impulso. Forse non si pecca eccessivamente di retorica nell’affermare questo; infatti il grande autore sardo ha caratterizzato enormemente il pensiero politico mondiale in un momento di difficoltà personale (la maggior parte delle sue riflessioni sono state scritte in carcere) e di difficoltà istituzionali (quando Gramsci ha elaborato il suo pensiero in Italia c’era il fascismo).
Ogni persona che si definisce progressista non può fare a meno di conoscere e attuare gli insegnamenti che Antonio Gramsci ci ha lasciato; l’International Gramsci Society ha il compito di studiare, diffondere e interpretare (in fase attuativa) il pensiero gramsciano, compatibilmente con lo status quo di oggi.
In occidente, e in particolare nella sua nazione di origine, il pensiero gramsciano non è molto tenuto in considerazione, soprattutto nella fase della prassi di quella dialettica teoria-prassi caratteristica di ogni pensiero marxista. Nelle giornate dedicate al pensiero gramsciano che si sono tenute ad Urbino il 16 e 17 maggio 2002 si è cercato di capire come oggi, questa impostazione, caratterizzi la cultura progressista di Paesi che soffrono la globalizzazione. Questo lavoro è sia un excursus dei convegni e del

dibattito tenuto nell’ateneo marchigiano sia l’analisi della realtà brasiliana in relazione alle grandi problematiche del pensiero gramsciano. Relatori dei due seminari e del dibattito svolti ad Urbino sono stati Giorgio Baratta (docente di storia della filosofia morale ad Urbino), autore del film “New York e il mistero di Napoli” con Dario Fo, e Giovanni Semeraro (docente di filosofia all’università fluminense ¬- Rio de Janeiro - Brasile), esponente dell’International Gramsci Society.
La manifestazione tenuta ad Urbino ha avuto per titolo “il pensiero critico e l’America latina” e la discussione aperta con il primo seminario ha portato subito a due elementi fondamentali: il ruolo del pensiero critico nella dicotomia centro (mondo occidentale) – altro (terzo mondo, paesi in via di sviluppo, paesi poveri). E’ emerso che oggi è con il pensiero progressista, antimilitarista e critico che proponeva Gramsci settant’anni fa che la periferia può trovare il suo giusto ruolo nel mondo e sancire quel processo di autodeterminazione, diritto riconosciuto ai popoli e alle nazioni dalla stessa O.N.U., ma forse non attuabile per via dei giochi di potere e di sfruttamento dei paesi occidentali. In secondo luogo è da notare come proprio in quei paesi dove perdere la speranza di una creazione di migliori condizioni di vita diventa un lusso che si instaura e trova un’ottimale espressione il pensiero gramsciano. Durante il dibattito scaturito in seguito alla visione del film “New York e il mistero di Napoli” sono emersi altri elementi di discussione, legati al pensiero gramsciano. Innanzitutto come già Gramsci allora (ed è evidente anche oggi) riconosceva l’esistenza di quella dicotomia di cui si accennava sopra: New York e Napoli come estremi di quel “centro” e quella “periferia” del mondo, anche se colpisce già nel titolo il termine “mistero”. Secondo Gramsci, elemento meglio spiegato dai relatori, quello che apparentemente è il polo negativo della dicotomia, risulta poi essere invece il centro nevralgico di un continuo movimento; né più né meno quello che oggi è, per esempio, il Brasile.
Successivamente, durante il dibattito articolato scaturito dopo la visione del film del prof. Giorgio Baratta, sono emerse delle relazioni tra il pensiero gramsciano e il movimentismo no global; dai dubbi espressi da alcuni ragazzi a proposito della scarsa riuscita del social forum, il prof. Giovanni Semeraro ha affermato che è possibile oggi continuare su questa strada, anche perché sarebbe un grave errore non crederci, soprattutto lì dove l’oppressione farebbe diventare un lusso la fine di ogni lotta sociale. Alla domanda: “Gramsci cosa avrebbe fatto se fosse vissuto oggi?” (domanda a cui è ovvio dare una risposta ben determinata), il prof Giovanni Semeraro ha risposto: “Avrebbe sicuramente appoggiato il movimento…”.
Ma in Brasile come è vissuta realmente la situazione politica odierna e come il pensiero gramsciano qui può dare le sue risposte? A questi interrogativi si può rispondere solo se si ha la conoscenza diretta di una certa situazione; durante i seminari queste domande sono state girate a Giovanni Semeraro. Egli ha analizzato la situazione brasiliana, evidenziando nel corso del secondo seminario (svolto presso palazzo Battiferri il 17 maggio) alcuni elementi di politica interna. Innanzitutto sino a vent’anni fa vi era in Brasile una situazione di regime con il 100% di gestione conservatrice della cosa pubblica. In vent’anni l’opposizione progressista ha raggiunto il 30%. Quindi il fatto che, soprattutto nelle zone metropolitane (dove esiste una certa mobilità del pensiero) si siano instaurati certi valori molto vicini al pensiero gramsciano, ha fatto sì che potesse aumentare la circolazione delle idee e il fermento della società civile.
Oltretutto l’inizio di un’opera di pulizia da parte di alcuni pubblici ministeri, che onestamente hanno iniziato e conducono alcune indagini, sta portando ad una sovversione del sistema fortemente capitalista che da otto anni predomina in Brasile. Il fatto che le idee inizino a circolare, che la società civile sia in fermento, che dal punto di vista istituzionale ci sia una volontà di regolarizzare il sistema, che le tematiche della no globalizzazione stiano radicandosi nella società brasiliana porta ad un certo ottimismo tutt’un ambiente che non crede nelle rivoluzioni miracolose del sistema, ma che crede in un forte mutamento in chiave progressista; riportando quindi l’equilibrio all’interno della dicotomia centro-periferia.
E’ così che il pensiero gramsciano, attraverso un’opera di rivisitazione in chiave moderna e un’opera di educazione dei popoli dei P.V.S., può attecchire e aiutare tutto il movimento e il fermento nei confronti dei paesi poveri.
Il piccolo e malaticcio Antonio Gramsci è così che oggi può influire sul nostro status quo; disdegnato negli anni ’60 e ’70, epoca di grandi cambiamenti, è pienamente recuperato oggi, epoca di cambiamenti epocali.