
21 gennaio 2005
EGEMONIA E VIOLENZA IN GRAMSCI E BENJAMIN
Relazione discussa nel seminario "In campo aperto" della IGS-Italia
Alberto Gianquinto
UN CONFRONTO.
Gerratana, per i Quaderni[1] di Gramsci, non lemmatizza le occorrenze del termine ‘violenza’, termine peraltro presente già nell’Ordine Nuovo del 13 settembre 1919,[2] e in Benjamin (Per la critica della violenza)[3] non v’è traccia esplicita del termine ‘egemonia’.
Eppure, sopra tutti, centrale sovrasta comunque il concetto di ‘egemonia’, per quanto concerne il tema della ‘violenza’, non solo in un parallelo teorico istituibile tra Benjamin e Gramsci: Gewalt (la violenza), in Benjamin, ha il suo naturale confronto con l’egemonia gramsciana in quanto entrambi i concetti sono: il primo, l’equivalente tedesco anche di potere ed autorità, a cui lo stesso termine ‘egemonia’ fa riferimento; il secondo, quello dell’egemonia, coinvolgente il tema della ‘lotta’ (in particolare ‘di classe’), della storia e della rivoluzione, della dittatura, fino al tema della guerra, nelle sue diverse forme, e alle figure in esso incluse, a cominciare da Gandhi per esempio, per scendere, volenti o nolenti, alle citazioni più altamente teoriche di Kant, Rousseau,[4]