Cronache degli eventi gramsciani

27 febbraio 2004

RICORDO DI ANTONIO SANTUCCI

Di Guido Liguori

È morto Antonio A. Santucci, noto studioso e curatore delle opere di Gramsci. Aveva solo 54 anni, era nato il 2 ottobre 1949 a Cava dei Tirreni. Ha combattuto a lungo contro la malattia con le sue armi di sempre, l’understatement e l’ironia, a volte il sarcasmo, il vitalismo innato e lo scetticismo di fondo e una concezione della vita che – ripetendo la parola usata da Togliatti per Gramsci – vorremmo dire «pagana»: del tutto consapevole della nostra finitezza, dei nostri limiti, della felicità parziale che pure è giusto ricercare come dell’importanza delle scelte che quotidianamente ci troviamo di fronte, della coerenza e della consapevolezza che esse richiedono.
Antonio aveva studiato filosofia, dedicandosi dapprima all’illuminismo francese, in particolare a Diderot. Tramite l’amicizia e la collaborazione con Valentino Gerratana era ben presto approdato ai classici del marxismo, aiutando Valentino nella cura dell’epistolario labriolano e curando poi anche un volume delle lettere di Marx ed Engels. Ma

25 settembre 2003

IL NOSTRO SAID

Di Giorgio Baratta

Quando è giunta la notizia della scomparsa di Edward Said, ho pensato: è mancato un compagno, e poi ho pensato: il compagno di Gramsci. Quindici anni fa ci sentivamo tutti compagni. Oggi questa espressione sembra diventata una pura etichetta di partito. Abbiamo rimosso quello slancio, certo eccessivo, ma siamo diventati più poveri.
Ritorno su quella associazione di pensiero. Credo contenga una verità forte.
Said non era marxista, né comunista. Ma la sua impresa intellettuale e politica è una lezione di comportamento comunista, e una metafora del comunismo nel passaggio da un secolo all’altro. Sotto questo riguardo la sua “fonte” è decisamente, se non unicamente Gramsci. L’egemonia – ha detto di sé Said – è stata come una bussola per addentrarsi nel labirinto dell’orientalismo, più tardi per stabilire connessioni e intrecci tra cultura e imperialismo. Egli ha raccolto l’eredità di Gramsci, che aveva raccolto l’eredità di Marx nel passaggio da (quel) secolo all’altro.
C’è un eccesso nella sottolineatura di questi passaggi e in queste analogie? Può darsi. Oggi, in questa epoca ipermoderna ansiosa solo di “novità”, corriamo sempre il

Napoli, 20-21 giugno 2003

DIALOGHI DEL CARCERE – GRAMSCI INCONTRA BENJAMIN

Di Costanza Orlandi

Il 20 e 21 giugno si è svolto a Napoli un convegno di studio dal titolo “Dialoghi del carcere – Gramsci incontra Benjamin”. All’organizzazione della manifestazione, patrocinata dalle istituzioni locali, hanno partecipato congiuntamente i due atenei napoletani (“L’Orientale” e “Federico II”), l’Università di Osnabrück, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Immaginare l’Europa (Network of Institutes, Libraries and Research Centers) e la sezione italiana dell’International Gramsci Society.
Nell’intenzione degli ideatori, Giorgio Baratta, Klaus Garber e Lothar Knapp, il titolo scelto per il convegno rispecchiava l’intento di accostare, in forma di una sorta di “dialogo immaginario”, da una parte la “voce” di Antonio Gramsci e dall’altra quella di un altro pensatore del Novecento che come l’autore dei Quaderni del carcere potesse aiutarci a riflettere sugli aspetti caratterizzanti la cultura europea del secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle: nel suo rapporto sia con le epoche passate sia con

Napoli, 8-10 maggio 2003

IMMAGINARE L’EUROPA NEL MONDO POSTCOLONIALE
GRAMSCI E I SUD DEL PIANETA

"L'egemonia del Nord sarebbe stata 'normale' e storicamente benefica, se l'industrialismo avesse avuto la capacità di ampliare con un certo ritmo i suoi quadri per incorporare sempre nuove zone economiche assimilate {.) Ma invece non fu così. L'egemonia si presentò come permanente; il contrasto si presentò come una condizione storica necessaria per un tempo indeterminato e quindi apparentemente 'perpetua' per l'esistenza di una industria settentrionale". (A. Gramsci, primo quaderno del carcere, § 149).
Non è l'epoca per iniziative monografiche. Interroghiamo i classici come "testimoni del presente". Il ricorso ad autori del passato, per meglio comprendere il "presente come storia", implica un metodo di studio comparativo tra pensatori e situazioni di epoche differenti, attento ai confronti e agli innesti, consapevole del vincolo filologico ma capace altresì di "usi" arditi, congeniali a una necessità primaria del momento: il libero viaggio del pensiero critico tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud del mondo.
Gramsci ci ha insegnato a leggere i tempi e gli spazi della storia umana con una impostazione complessa e articolata, che rifiuta ogni semplificazione e omologazione,

Perugia, 27 marzo 2003

GRAMSCI, CULTURE AND ANTROPOLOGY

Di Costanza Orlandi

Il 27 marzo scorso presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia si è tenuto un seminario-dibattito per presentare l’ultima opera di un’antropologa inglese trapiantata negli Stati Uniti - Kate Crehan - su Antonio Gramsci. Il saggio è intitolato Gramsci, Culture and Antropology (City University of New York Graduate Center, 2002).
Kate Crehan è Assistent Professor nel Dipartimento di Psicologia, Sociologia, Antropologia e Scienze Sociali del College of Staten Island, City University of New York. Tra i suoi lavori The Fractured Community: Landscape of Power and Gender in Rural Zambia (California, 1997). L’incontro di Perugia è stato organizzato dalla Sezione Antropologica del Dipartimento Uomo e Territorio e patrocinato dall’International Gramsci Society - Italia.
L’incontro si è tenuto nell’Aula Magna della Facoltà, occupata già da alcuni giorni in segno di protesta contro l’attacco all’Iraq. In linea con lo stato di co-gestione studentesca in cui si trovava la struttura universitaria, il regolare svolgimento della manifestazione era stato prima concordato con gli studenti. I loro rappresentanti avevano