Rassegna Stampa

LEZIONI GRAMSCIANE
L’INESAURIBILE OFFICINA DEI «QUADERNI»
di Alberto Burgio 
 
Le parole chiave per accedere all'attualità dell'opera di Antonio Gramsci nell'accurato e vivace dizionario da poco pubblicato da per Carocci. Una riflessione su un autore che si è posto l'obiettivo di sviluppare il lessico e le forme politiche necessarie alla trasformazione della realtà, come sostiene un saggio per DeriveApprodi.
L'officina gramsciana, per fortuna, non subisce i contraccolpi della crisi. C'è un esercito di studiosi, in Italia e nel mondo, che continuano a lavorare sul grande lascito teorico di Antonio Gramsci - grande in quantità e qualità - traendone materiali preziosi per la battaglia culturale, quindi per la lotta politica. Con buona pace di chi si è già vestito a

Le curve degli stadi, le sezioni, le radio locali, la militanza. Così nasce il "gramscismo" targato An
Sinistra, alle ortiche l'egemonia e la destra allora recupera Gramsci

di Guido Liguori

La notizia data nei giorni scorsi dai giornali è certo gustosa: il sindaco di Roma Alemanno, invitato da Giuseppe Vacca, si reca in visita alla Fondazione Istituto Gramsci, accolto doverosamente in pompa magna da tutto il gruppo dirigente della stessa, ne visita e ne loda gli archivi, si siede sulla poltrona che fu di Togliatti e soprattutto firma un accordo per donarle una nuova sede più grande e funzionale. In tanti anni in cui è stato sindaco a Roma mai Veltroni aveva visitato il Gramsci (che forse ha il torto di non chiamarsi Fondazione Kennedy) né, soprattutto, aveva trovato per esso una nuova sede, nonostante le promesse. Dunque un sindaco "fascista" - lo scrivo tra virgolette

“Liberazione”, 26 novembre 2008
L’ennesimo falso scoop, stavolta del Vaticano
Gramsci convertito in fin di vita? La Storia fatta con le barzellette

di Guido Liguori

«La sai l'ultima? Gramsci si è convertito in punto di morte!» Sì, è proprio l'ultima! L'ultima barzelletta, in ordine di tempo. Perché quasi ogni giorno ce n'è una, di barzelletta sul comunista sardo. Tramontate le barzellette su Totti, le barzellette su Gramsci continuano a essere una moda nazionale. Non si tratta qui di riscrivere la storia, ma semplicemente di fregarsene, della storia. Di farne carne da porco. Basta spararne una "carina", che ovviamente abbia una qualche valenza anticomunista, e subito il "Corrierone" la rilancia sul suo sito, i giornali di destra ci faranno pagine e pagine, e qualche craxiano di ferro (esistono ancora) presto ci scriverà addirittura un libro («il libro delle barzellette su Gramsci»).