Recensioni

UN ROMANZO SU GRAMSCI E LE SORELLE SCHUCHT

Adriana Brown, L'amore assente. Gramsci e le sorelle Schucht, Torino, Clerico editore, 2002, pp.139, € 11,39

UN ROMANZO SU GRAMSCI E LE SORELLE SCHUCHT

Di Guido Liguori

La vicenda umana e sentimentale di Gramsci, l’intreccio di amori, corrisposti o meno, che vi fu con la moglie Giulia e le sorelle di questa, Eughenia e Tania, hanno già costituito in passato lo spunto per alcuni testi teatrali. È la prima volta, invece, a quanto ci consta, che esse sono al centro di un romanzo, L’amore assente. Gramsci e le sorelle Schucht, autrice Adriana Brown, uscito per i tipi di CET - Clerico editore (Torino, 2002, pp. 139, euro 11,75).
Diciamo subito che né la qualità letteraria del testo, né il background documentario sembrano all’altezza del romanzo dedicato pochi anni fa a Togliatti e anche alle sue vicende amorose dalla scrittrice irlandese Julia O’ Faolain (Ercoli e il guardiano notturno, pubblicato in Italia da Editori Riuniti nel 1999). Qui l’interesse è fornito piuttosto - ci

sembra - da un altro dato: l’autrice, Adriana Brown, è nipote di Nilde Perilli, e ha usato - nel disegnare il suo racconto, che va dal soggiorno gramsciano di Serebriani Bor (il sanatorio russo dove conosce prima Ghenia e poi Iulca) alla morte del comunista sardo - «lettere, appunti, ricordi» della congiunta. Chi sia Nilde Perilli è noto a chiunque si sia occupato della biografia di Gramsci. Già amica intima (a quanto apprendiamo dal romanzo stesso) di Eugenia Schucht durante il suo soggiorno romano precedente alla prima guerra mondiale - periodo nel quale, frequentando l’Accademia delle belle arti, vi conosce appunto Nilde, e in cui «le piace frequentare la boheme internazionale e romana» (citiamo dalle note biografiche che costituiscono l’Appendice del libro) -, negli anni venti costituisce il tramite della conoscenza tra Antonio e Tania e diviene la migliore amica di quest’ultima, la sua unica confidente, benché sia la più stretta collaboratrice del medico di Mussolini, il fascista Raffaele Bastianelli. Nel periodo in cui assiste Gramsci in carcere, Tania è ospitata in casa Perilli e - stando al libro - Nilde, con le sue conoscenze nell’ambiente dei migliori medici della Capitale, l’aiuta a ottenere il ricovero di Antonio prima alla clinica Cusumano e poi alla Quisisana.
Che peso ha la fantasia nella ricostruzione tentata dall’autrice? E quanto si basa sugli appunti della congiunta? E quanto di questi appunti è attendibile e supportato da riscontri oggettivi? Non siamo in grado di rispondere. A volte non si può restare che fortemente dubbiosi di fronte a certe ricostruzioni (specie se ci si imbatte in veri e propri sfondoni, tanto ingenui da muovere al sorriso, come quando si legge che Gramsci in carcere stava lavorando «a un suo programma di storia della letteratura italiana»!), altre si ha l’impressione che le notazioni sulla psicologia o sulla vita quotidiana dei protagonisti arricchisca la nostra conoscenza della vicenda gramsciana. A parte la storia sull’appartenenza di Giulia ai «servizi» sovietici (ma nell’Appendice si ammette che in realtà si tratta solo di una ipotesi), appaiono più nuovi e interessanti alcuni particolari sulla vita di Tania, avvenimenti che certo Nilde (e anche la scrittrice) poteva e possono conoscere meglio del contenuto dei Quaderni. Interessanti le parti relative ai motivi della «estraneità» di Tania rispetto alla sua famiglia: avversa al comunismo, anche per le sofferenze che da adolescente le procurano le privazioni di cui patisce in Siberia, dove è con la famiglia a causa delle idee politiche paterne; fuggita con un ufficiale zarista sposato, da cui avrebbe avuto addirittura un figlio, subito sottrattole dall’amante, Tania è - per la Brown - colei che davvero ama Gramsci, per nulla ricambiatane. Del resto, stando al libro, Antonio non avrebbe saputo ricambiare neanche il forte amore che aveva nutrito per lui Eugenia, che tradisce repentinamente appena conosce la bella Giulia, l’unica che in fondo non lo ama davvero, pur restandone per breve tempo affascinata e accettando di sposarlo. Del resto, anche il suo amore sarebbe particolare, capace di chiedere (fisicamente e psicologicamente), ma non di dare. L’amore per le sue idee, il suo partito, la sua gente, sembrerebbe quello che a cui Gramsci resta davvero preso, sia pure «astrattamente». Per il resto, si tratterebbe di una modalità di sentimento tale da giustificare ampiamente il titolo. Lasciamo agli eventuali lettori un giudizio sul romanzo e sulla sua utilità effettiva.